GEMS & GEMOLOGY

GEMS & JEWELLERY
Ottobre 2015

Il terzo numero del 2015 di Gems & Gemology comprende quattro articoli principali.

Il primo, di Isabella Pignatelli e altri, riguarda i progressi scientifici compiuti di recenti nella comprensione dei meccanismi di formazione degli smeraldi trapiche. Secondo la teoria proposta, la caratteristica struttura deriverebbe da una crescita particolarmente complessa caratterizzata da variazioni nella pressione del fluido di formazione.

L’articolo seguente, a firma di Ulrika D’Haenens-Johansson e altri, ha come soggetto la produzione di diamanti sintetici incolori sa parte della russa New Diamond Technology. In questo studio sono stati esaminati 44 campioni sfaccettati, di peso compreso tra 0,20 e 5,11 ct, di cui l’89% con colore assimilabile all’intervallo tra De F. Le pietre sono risultate di tipo IIa o IIb e mostrano quasi sempre una fluorescenza UV a 254 nm maggiore di quella a 365 nm, in contrasto con quanto accade nei naturali; è presente inoltre una marcata fosforescenza arancio-giallastra. Le caratteristiche strutture di crescita dei diamanti sintetici HPHT sono visibili i tutti i campioni, sebbene talvolta non siano molto evidenti. La presenza di nichel è anche indicativa dell’origine di queste pietre; non trova ancora una spiegazione, invece, il riscontro di centri di colori legati al silicio, trovati solitamente nei sintetici CVD o, molto raramente, nei naturali. Il terzo articolo, di Shor e altri, ha come oggetto la miniera di Letseng, in Lesotho, che è caratterizzata dall’elevata produzione di cristalli di grosse dimensioni di forma dodecaedrica e spesso di tipo IIa; per poter essere sfruttata in maniera economica è stato necessario impiegare nuove tecnologie che fossero in grado di evitare la rottura di queste pietre durante il processo di separazione dal materiale inerte. Il quarto e ultimo lavoro di Luo, Yang e Shen si occupa della determinazione dell’origine della nefrite bianca proveniente da otto giacimenti dolomitici dell’Asia orientale mediante una tecnica sviluppata dagli autori e chiamata “analisi lineare discriminante binaria iterativa” (IB-LDA), usata in combinazione con i dati sulla composizione degli elementi in traccia forniti dalla LA-ICP-MS (“ablazione laser-plasma accoppiato induttivamente-spettrometria di massa”); i risultati ottenuti hanno un’accuratezza del 94,4%. Sempre molto interessanti le consuete rubriche dedicate ai materiali inconsueti portati all’analisi presso i laboratori GIA (“G&G Lab Notes”), alle caratteristiche microscopiche delle gemme e ai sistemi per osservarle e fotografarle (“G&G Micro-World”) e alle novità sul mondo delle pietre preziose (“G&G Gem News International”). Per concludere, in una lettera a firma di Hainschwang, Notari e Fritsch si mette in discussione l’identificazione come “diamanti sintetici NPD” (non policristallini) di due pietre mostrate in due articoli contenuti nei numeri di Spring 2014 e Winter 2014; nella risposta, Kyaw Soe Moe e Paul Johnson, entrambi della sede GIA di New York, pur apprezzando le osservazioni fatte dai tre studiosi, ribadiscono la correttezza delle loro conclusioni.

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